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Radice è il capitolo finale di un progetto chiamato “Trilogia dell’esistenza”, iniziato con Virale nel 2015 e proseguito con Traum nel 2017. Se con il primo disco il tema affrontato era quello della paura come fattore scatenante del malessere dell’individuo, capace di diffondersi come un vero e proprio virus, nel successivo capitolo l’obiettivo era quello di analizzare le stagioni della vita, il loro incedere legato alle esperienze del tempo passato e alle proiezioni verso iltempo futuro.
Radice parla invece di come tutto ha origine. Indaga le ragioni dell’uomo che vacilla partendo dal punto dove tutto ha inizio, il momento in cui l’essere umano viene devastato o viene accompagnato a diventare adulto: quello dove viene cresciuto negli anni più importanti della propria vita. Per fare questo,musica e parole prendono in considerazione tre condizioni umane capaci di misurare la lunghezza delle radici che affondano nel terreno: la mancanza, la perdita e l’assenza.
Si tratta di tre condizioni che hanno dei tratti in comune, ma che in realtà seguono percorsi emotivi differenti, traiettorie che ciascuno di noi percepisce in maniera personale. Solo indagando come l’individuo vive questi tre indicatori è possibile misurare l’ampiezza della sua parabola, misurare come vive l’incedere del tempo e come affronta le sue paure.
La mancanza si riferisce a un sentimento che esiste in natura ma che può non aver coinvolto l’individuo che, quindi, ne rimane privo fin dall’origine. La persona potrebbe essere cosciente della sua condizione ma è più probabile che non lo sia. Nel primo caso potrà essere in grado di comprenderne il significato, ma comunque non sarà mai in grado di definire questo sentimento in maniera compiuta,in quanto privo dell’esperienza personale diretta. La mancanza è un deficit incolmabile, la forma che, più di tutte, impedisce alle radici di sprofondare nel terreno.
Le canzoni che si occupano del tema della mancanza sono tre:
- I miei avanzi
- Il giusto margine
- Maiali e asini
La perdita è la rottura del cuore, il suo crash. È soltanto un momento ma è l’apocalisse. L’intensità negativa di questo sentimento non può essere paragonata a nient’altro, ma l’uomo ha il dovere di tentare il suo superamento, visto che l’impresa è possibile. La perdita è la condizione che fa più paura all’uomo moderno ma in realtà è la forma più innocua del dolore perché non sedimenta, se non nel semplice ricordo.
Le canzoni di si occupano del tema della perdita sono tre:
- Leggera e reale
- Spirale
- Anche se non scorre
L’assenzaè il movimento emotivo che segue - se possibile - la perdita. È la condizione più matura dell’animo umano, la più comune e la più indagata, ma anche quella maggiormente sottovalutata. L’assenza nasce quando il sentimento è stato “sperimentato” ed è stato perduto, ma in una fase successiva si è verificata una sorta di elaborazione emotiva. La sensazione conseguente di vuoto è pericolosa, spesso causa di dolore lancinante,costante o solo leggermente decrescente nel tempo futuro. Così come ci si libera facilmente dalla condizione della perdita, così è altrettanto difficile smettere di sperimentare la condizione dell’assenza.
Le canzoni che si occupano del tema dell’assenza sono tre:
- Karmassenza
- Odio
- Gli angoli del nostro corpo
La chiave di lettura di tutto questo è affidata alla decima canzone, Radice: far crescere la propria consapevolezza, far parlare la voce di chi ci aiuta a capire è importantissimoe ci apre a un futuro migliore.
Perché chi ha radici forti non conosce mancanze, vive perdite profonde ma combatte le assenze con il senso della vita. Chi non ha radici vive di mancanze, si lascia sopraffare dalle perdite e galleggia nell’assenza come un naufrago senza idee.
Il Vuoto Elettrico – Biografia
Il Vuoto Elettrico nasce a Bergamo su impulso di tre bresciani. Arruola due bergamaschi e si catapulta nel gennaio del 2014 in un'avventura che nasce dalle ceneri di precedenti esperienze musicali. Il nome del gruppo prende ispirazione dal titolo del secondo album di uno dei migliori gruppi post-rock/noise italiani: Six Minute War MadnessNell'aprile dello stesso anno tira le somme e si accorge di avere una parte di repertorio da proporre a un pubblico capace di ascoltare. A maggio decide di lavorare per il disco d'esordio e si rivolge per la produzione artistica a Fabio Magistrali (Afterhours, Il Santo Niente, Ritmo Tibale, Cristina Donà, Bugo, Perturbazione, Marta sui tubi, Six Minute War Madness, A Short Apnea, Punkreas, Scisma), umanista, manipolatore di materia sonora e miglior produttore della scena indie nazionale.
Il disco è pubblicato il 03.02.2015 grazie a una co-produzione tra l'etichetta savonese DreaminGorilla Records e Banksville Records di Londra. L'Ufficio Stampa che si occupa della sua promozione è Macramè "Trame Comunicative" di Bergamo.
Il primo singolo scelto per la promozione dell'album è "Le Lacrime Di dio" mentre il secondo singolo scelto è "Arianna Tace", supportato da un video in stile noir in anteprima su Il Mucchio Selvaggio e girato all'ex Ospedale Psichiatrico di Mombello, curato dallo Studio FrameLab di Costa Volpino (BG)
Il successore di "Virale" è in cantiere e si concretizza un anno dopo con le registrazioni avvenute a settembre e ottobre del 2016 presso il Dream Studio di Bonate Sopra (BG): la produzione artistica è affidata questa volta a Xabier Iriondo (chitarrista di Afterhours, Todo Modo, Bunuel, e molti altri progetti) che viene reclutato per la sua capacità di trattare in maniera estremamente radicale ogni progetto con il quale decide di avere a che fare.
Il nuovo disco TRAUM (uscito il 10 marzo 2017 con il supporto di un gruppo di tre etichette, "i Dischi del Minollo", "DreaminGorilla Records" e "La Stalla Domestica") è un nuovo concept album incentrato sulle stagioni della vita come metafora del permanere di un individuo all'interno di una casa e delle singole stanze che la compongono.
La distribuzione fisica del disco è affidata ad Audioglobe mentre i due singoli (supportati da video) sono “Lame in soffitta” e “Camera di specchi”.
A fine giugno del 2020 il gruppo finalmente registra il nuovo disco "Radice" al Ka-Pow Vintage Studio di Firenze. La produzione artistica è affidata a Marco L. Lega, mente pulsante dei primi dischi dei Marlene Kuntz (Catartica, Il Vile, Ho ucciso paranoia, Senza peso) e produttore di altri gruppi come CCCP, Il Santo Niente, De Glaen, nonché di buona parte delle produzioni del Consorzio Produttori Indipendenti.Nel disco è presente una prestigiosa collaborazione, quella con Pierpaolo Capovilla (Il Teatro degli Orrori, One Dimensional Man, I Cattivi Maestri) che ha scritto a quattro mani il testo di “Il Temporale” prestando la sua voce nella registrazione del pezzo. Il disco è in uscita a ottobre 2021 con una coproduzione Maninalto! / I Dischi del Minollo.
Durante i due tour per la promozione di “Virale” e “Traum” Il Vuoto Elettrico ha suonato in apertura a: A Toys Orchestra, Ulan Bator, Devocka, Edda, Pierpaolo Capovilla, coprendo buona parte del nord Italia con più di 70 date live.
DISCOGRAFIA
"Virale" (2015 - Dreamingorilla Rec. / Banksville Records)
"Traum" (2017 - I Dischi del Minollo / Dreamingorilla Rec / La Stalla Domestica)
"Radice" (2021 - I Dischi del Minollo / Maniinalto!)
[info e contatti]
www.facebook.com/ilvuotoelettrico
Intervista MOVIDA TERRE CAMUNE MAGAZINE
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“Scappa! Scappa! / come un vento leggero sull’asfalto rovente / con i denti affondati nella polpa della vita / come un parassita di un frutto tropicale / Poggiato nel vuoto del corridoio41”: sono questi probabilmente i versi fulcro di “TRAUM” il nuovo lavoro de Il Vuoto Elettrico in uscita il 10 marzo per Dreamingorilla Records / I Dischi del Minollo / La stalla domestica con la produzione artistica di Xabier Iriondo (Afterhours, Todo Modo, Bunuel).
Un disco che fotografa al meglio la virata della formazione bergamasco-bresciana dal post-hardcore newyorchese degli esordi verso una forma di post-punk urticante e brevilineo, decisamente personale e sui generis nel panorama indie-rock italiano odierno.
“TRAUM”, a due anni da “Virale”, è il secondo capitolo di una trilogia di concept album sull’uomo visto impietosamente nella sua condizione esistenziale. E se il lavoro precedente era dedicato alla paura, qui ad essere indagato è il rapporto fra il tempo, la vita e la conoscenza di sé stessi, analizzati attraverso il trauma e il sogno (“traum” in tedesco significa sogno) come chiavi di lettura rispettivamente del passato e del futuro.
La vita viene raffigurata attraverso la potente metafora di una casa dove ogni canzone è una stanza (soggiorno, cucina, bagno, giardino ecc.) e ogni stanza una stagione della vita (l’infanzia, la giovinezza, la maturità, la terza età ecc.). Ad allacciare il tutto un’entrata (la nascita) e un’uscita (la morte) circolarmente connesse fra loro, oltre a un misterioso corridoio da cui fuggire in tutta fretta con il solo obiettivo di entrare nelle singole stanze. Questo corridoio è il tempo presente, quell’unica prospettiva reale su cui si stagliano le porte che sono i luoghi in cui ognuno deve entrare per fare i conti con ciò che dentro viene ospitato.
I traumi profondi e i sogni grotteschi vengono impietosamente ritratti in nove brani istantanei come manrovesci che arrivano dalle spalle, registrati compulsivamente in due giorni e grazie all’apporto determinate di Xabier Iriondo.
Più asciutte che in passato (quattro episodi sono al di sotto dei tre minuti) ma anche più inaspettate, le tracce di “TRAUM” fanno rimbalzare l’ascoltatore fra spigoli appuntiti, impreviste ritmiche pop, rumorismi vocali e implosioni soffocanti, determinando così una certa eterogeneità che non inficia la compattezza della tracklist ma anzi ne esalta il carattere espressionista. Al centro della scena ci sono i synth e il basso, mentre le chitarre vengono trattate in modo differente rispetto al passato e la batteria viene infilata in una nicchia sonora, come a volerne calmare l’enfasi.
Ma “TRAUM” non sarebbe un disco che pone le basi per il futuro de Il Vuoto Elettrico in maniera così incisiva se non ci fosse stata una crescita evidente anche sotto il profilo delle liriche. I versi dei brani formano un intreccio di visioni, rimandi e suggestioni che costruiscono e serrano entro maglie di straordinaria coerenza il concept del disco. Sono parole inesorabili, attaccano e mordono frontalmente, lavorano ai fianchi per mirare allo sterno, recidono ogni vena di falsità e lasciano che rimanga sul terreno la carne viva. Ed è fondamentale anche la coincidenza d’intenti dell’interpretazione, che accentua la teatralità del proprio recitato grazie a riprese molto spontanee che privilegiano l’emotività e l’istinto. Le voci sono spesso distorte o filtrate (come la batteria del resto) e stanno all’interno del tessuto sonoro, a tratti in secondo piano rispetto al resto, completamente dentro la casa. Dentro quella planimetria esistenziale fra la vita e la morte che tutti percorriamo, stanza dopo stanza: “ogni volta che giri la chiave è come la tua prima volta / eppure sai che cosa ti aspetta”; “chiudi la porta, mi raccomando / e tieni in serbo il tuo sorriso migliore / per quando si sveglierà di nuovo”.